L’Indice dei libri proibiti: cinque secoli di censura

L’Indice dei libri proibiti: cinque secoli di censura

Oggi siamo in un’epoca in cui è facile fruire di ogni tipo di informazione, in qualsiasi posto in cui ci troviamo: basta un dispositivo ed una connessione internet per accedere ad ogni tipo di nozione su qualsiasi argomento. Ma nei secoli scorsi (e anche nei decenni), tutte le informazioni, e tutta la conoscenza, erano disponibili esclusivamente nei libri di testo. Nel corso della storia però, tante forze si sono opposte alla conoscenza. Una di queste forze è stata la Chiesa cattolica. L’indice dei libri proibiti era un elenco di testi proibiti redatto nel 1559 da Papa Paolo IV, aggiornato nei secoli e poi soppresso il 4 febbraio del 1966 dalla Congregazione per la dottrina della fede. Dal 1571 al 1917 il compito di tenere aggiornato l’indice dei libri proibiti è stato ad appannaggio della Congregazione dell’Indice. Ma facciamo un passo indietro. Sommario Prima dell’indice dei libri proibiti

1.1 I concili di Nicea

1.2 Stampa a caratteri mobili e bolle papali

Il primo indice dei libri proibiti

2.1 Indice Paolino

2.2 Indice Tridentino

2.3 La scienza riadattata

2.4 Tutti gli indici nei secoli

Prima dell’indice dei libri proibiti

1.1 I concili di Nicea

L’indice dei libri proibiti non è stata la prima manifestazione di censura nella storia. Nel 325 (concilio di Nicea) furono bandite le opere di Ario (teologo berbero). Successivamente, Papa Anastasio I bandì le opere di Origene (teologo greco) e nel 405 Papa Innocenzo I scrisse una lista di libri apocrifi. Prima del secondo concilio fu la volta dei testi manichei, proibiti da Papa Leone I. Nel 787 (secondo concilio di Nicea) fu stabilito che tutti i libri eretici dovessero essere consegnati al vescovo in persona. Dall’868, data del terzo concilio, furono date ai roghi di opere di personaggi illustri come Pietro Abelardo, Arnaldo da Brescia e Francesco Stabili. Si arrivò anche a bruciare, nel 1234, opere della Bibbia tradotte in lingue volgari

1.2 Stampa a caratteri mobili e bolle papali

Da quando fu inventata la stampa a caratteri mobili nel 1453 (di cui abbiamo parlato già nel nostro blog), il moltiplicarsi delle opere e la diffusione della cultura fu sempre più difficile da controllare. Per questo motivo la Chiesa cattolica ha emanato due bolle papali; la prima nel 1487 da Innocenzo VIII che introdusse la censura preventiva, la seconda nel 1515 da Leone X introdusse l’imprimatur, ovvero l’autorizzazione preventiva alla stampa (utilizzata ancora oggi) Nel 1542 Papa Paolo III creò la Sacra Congregazione della romana e universale inquisizione, con l’esclusivo compito di “mantenere e difendere l’integrità della fede, esaminare e proscrivere gli errori delle false dottrine”. Siamo ormai all’alba di quella che sarebbe stata la più grande operazione di censura nella storia dell’umanità.

Il primo indice dei libri proibiti

2.1 Indice Paolino

Il primo indice dei libri proibiti è datato 1559 ed è anche conosciuto come “indice Paolino” in quanto, Papa Paolo IV, appena due anni prima, ordinò ai cardinali di redigere un elenco di testi ritenuti profani. Con la pena della scomunica, il decreto Paolino si presentava al mondo con queste parole: “Che nessuno osi ancora scrivere, pubblicare, stampare o far stampare, vendere, comprare, dare in prestito, in dono o con qualsiasi altro pretesto, ricevere, tenere con sé, conservare o far conservare qualsiasi dei libri scritti e elencati in questo Indice del Sant’Uffizio.” Il primo indice era diviso in tre parti
  • Autori: di questi autori erano proibite tutte le opere.
  • Libri: 126 libri di 117 autori.
  • Opere anonime: 332 opere.
Tra le opere vietate figuravano anche 45 edizioni della Bibbia (oltre quelle nelle lingue “volgari”) ed opere di grandi scrittori come:
  • “De Monarchia” di Dante Alighieri.
  • “Il Talmud” di Gerusalemme.
  • Tutte le opere di Agrippa di Nettesheim, Ortensio Lando, Guglielmo di Ockham e di Luciano di Samosata.
  • Il “Decameron” di Giovanni Boccaccio.

 2.2 Indice Tridentinoindic

Ma questo non fu che l’inizio. Qualche anno più tardi venne pubblicato un secondo elenco, noto come Indice Tridentino (1564) che, a differenza dell’Indice Paolino, venne applicato in quasi tutta Italia e in gran parte dell’Europa. Sempre in quegli anni, nel 1571, venne istituita la “Congregazione dell’Indice” col potere di aggiornare e rinviare l’indice arricchito ai locali dell’Inquisizione, da cui sarebbe poi partita la diffusione a tutti i librai. Fu poi introdotta, da Pio IV, una distinzione tra libri eretici e libri proibiti non eretici. La giurisdizione vescovale avrebbe avuto così il potere di sottomettere chiunque avesse letto o posseduto uno o più libri proibiti non eretici.

2.3 La scienza riadattata

Come già accennato, nel corso dei secoli sono centinaia gli autori e i testi finiti nell’indice per “diversità di pensiero” con la Chiesa cattolica. Specialmente nel 1600, a seguito delle prime incredibili rivelazioni e scoperte scientifiche, l’indice fu aggiornato con alcuni tra i saggi più importanti della storia. Non solo testi scientifici, ma anche saggi di letteratura, storia e filosofia. Si pensi alle opere di astronomia di Niccolò Copernico, inserite negli indici fino alla metà del 1800. Le conseguenze culturali di tale censura hanno, probabilmente, rallentato il progresso scientifico e culturale di molti anni. Tra gli autori messi al bando figuravano: Francesco Bacone, Honoré de Balzac, Denis Diderot, Alexandre Dumas (padre e figlio), Victor Hugo, Immanuel Kant, Montesquieu, Voltaire, Spinoza e tanti altri. Alcuni autori cattolici come Torquato Tasso si auto-censurarono per evitare gli effetti del provvedimento. Altri, invece, continuarono a perseguire i propri interessi nonostante provvedimenti e sanzioni. Tra questi ricordiamo: Cesare Beccaria, Giordano Bruno, Benedetto Croce, Galileo Galilei, Gabriele D’Annunzio, Giacomo Leopardi, Niccolò Machiavelli, Ugo Foscolo e Alberto Moravia su tutti. Finalmente nel 1966 a seguito delle riforme del Concilio Vaticano II, indetto da papa Paolo VI, l’indice venne ufficialmente abolito, anche se non del tutto. A carattere “informativo” è rimasto in vigore un Indice bibliografico che però non prevede sanzioni.

2.4 Tutti gli indici nei secoli

Benché l’indice, e di conseguenza questa lista, abbia cessato il suo scopo di controllo sulle forme di stampa (quali l’approvazione di opere su tematiche come la morale e la fede e la condanna dei volumi tra eretici e non eretici), un suo consulto rientra in quei dettami di ricerca storica che vedono lo studio del passato fondamentale, affinché fenomeni come la censura non intacchino più il progresso umano. L’elenco ufficiale conta più di quaranta pubblicazioni. Di seguito vengono riportare le edizioni più note:
  • 1559 (Paolo IV), la prima ufficiale
  • 1564 (Pio IV)
  • 1596 (Clemente VIII)
  • 1607 (Paolo V)
  • 1663 (Alessandro VII)
  • 1711 (Clemente XI)
  • 1758 (Benedetto XIV)
  • 1820 (Pio VII)
  • 1841 (Gregorio XVI)
  • 1851 (Pio IX)
  • 1881 e 1900 (Leone XIII)
  • 1930 (Pio XI)
  • 1940 e 1948 (Pio XII)

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